La riconversione industriale nel primo dopoguerra
Si è svolto con grande interesse e partecipazione il 2°convegno storico sulla Prima Guerra Mondiale organizzato dall’Istess con il contributo del Ministero dei Beni e Attività Culturali- Direzione Generale delle Biblioteche, degli Istituti Culturali e Librari e del Diritto d’Autore, nell’ambito del centenario della Grande Guerra: se nel primo convegno ci si era soffermati sul rapporto tra la Guerra e la grande industria, data la rilevanza che assunsero in quegli anni l’Acciaieria e la Fabbrica d’Armi ternane, in questo secondo l’attenzione si è concentrata sulla riconversione delle industrie a fini civili e sulle conseguenze sociali ed economiche del mutamento.
Il metodo di preparazione
Il metodo di preparazione del Convegno, come per il precedente, è consistito nel coinvolgimento dei giovani che, nello specifico, sono stati guidati nella visitazione di due Archivi, l’uno dell’Acciaieria per esaminare i dati del passaggio dalla produzione bellica a quella civile, e l’altro dell’Archivio di Stato in cui è depositato il Fondo Gisa Giani, che reca notizie della presenza delle donne nello Jutificio ternano e nelle altre fabbriche della città. Soprattutto è stata coinvolta la Facoltà di Economia dell’Università di Perugia mediante il suo Dipartimento presente nella nostra città.
Inoltre, l’Istess ha voluto coinvolgere anche in questo anno,nella fase preparatoria alcuni storici locali che hanno condotto ricerche relative al territorio ternano e che hanno poi comunicato durante il convegno.
I temi del convegno
“Gli Stati Uniti e la prima guerra mondiale”: il relatore, il prof. Alberto Stramaccioni, docente di Storia Contemporanea all’università di Perugia, studioso in particolare di Storia politica, istituzionale e socio-economica italiana e europea, ambiti nei quali ha pubblicato numerosi lavori, ha trattato con ampiezza di riferimenti- anche inediti- le problematiche sia interne agli U.S.A. ( tra democratici e repubblicani) e riferentesi alla scelta neutralista o interventista, sia esterne e riguardanti le relazioni degli USA con i paesi europei. Ampia anche la trattazione delle relazioni diplomatiche fino all’’incidente del telegramma di Artur Zimmermann, ministro degli Esteri della Germania , che fu la scintilla che fece decidere per l’ingresso in guerra degli Stati Uniti che il 6 aprile 1917 dichiararono guerra alla Germania e il 7 dicembre all’impero Austro-ungarico. Interessanti anche i riferimenti relativi alle strategie militari dei reggimenti americani sui fronti italiani e all’opera del Presidente Wilson nelle trattative della pace.
“L’impresa di Fiume”: il relatore, il prof. Domenio Cialfi, già docente di Storia e Filosofia nei licei, studioso di Storia Contemporanea, con particolare riferimento alle vicende della città di Terni e dell’Umbria, esperto di Arte, di Futurismo e teatro, ha svolto la relazione con un’ampia descrizione degli aspetti letterari oltre che politici dell’impresa di Fiume nel suo nascere e nel suo finire, inserendo il fatto nel contesto nazionale italiano che portò all’indomani delle elezioni del novembre 1919 alla guida del governo Francesco Saverio Nitti e successivamente, nel giugno 1920 alle sue dimissioni e al ritorno di Giolitti alla guida del Paese.
“La strage di Piazza Vittorio Emanuele- Terni giugno 1920” : Il relatore, Marcello Marcellini, già avvocato, storico e ricercatore per passione e dedito a studi di Storia contemporanea con particolare riferimento ad eventi di rilevanza penale che approfondisce negli Atti processuali depositati nei vari Archivi Storici Statali , autore di diversi libri e saggi si storia concernenti il territorio umbro-laziale, ha curato per il convegno una ricerca che tratta di un grave fatto di sangue accaduto a Terni il 28 giugno del 1920, in pieno Biennio Rosso in cui anche in Italia, come in Germania e in Ungheria, si verificarono tumulti, occupazioni di fabbriche e scontri con le forze dell’ordine. Alle ore 21 di quel giorno, i carabinieri, alla fine di un comizio di scioperanti, spararono sulla folla in piazza Vittorio Emanuele a Terni, uccidendo 6 persone e ferendone 21. La strage di piazza Vittorio Emanuele fu una triste eredità della Grande Guerra, e in particolare del Patto di Londra del 26 aprile 1915, poiché, tra le condizioni per entrare in guerra a fianco delle potenze dell’Intesa, l’Italia ottenne la promessa di vedersi riconosciuta la sovranità su Valona e sull’isolotto di Saseno, nonché il protettorato su tutta l’Albania.. Ma nella conferenza di pace di Parigi del 1919 all’Italia non venne più riconosciuta detta sovranità. La vicenda ternana si inserisce nella volontà degli scioperanti di opporsi all’invio a Valona, deciso da Giolitti, del reggimento di bersaglieri di stanza ad Ancona. L’azione, pur macchiata di sangue, portò all’abbandono dell’Albania (eccetto l’isolotto di Saseno) da parte del governo italiano.
“Le donne tornano a casa” : la relatrice, direttrice dell’Istess e cultore di storia dei movimenti femminili, ha trattato della mobilitazione femminile nel “fronte interno” della Grande Guerra, alla loro presenza sia nel mondo del lavoro agricolo, industriale (con particolare riferimento alle donne nelle industrie ternane) e commerciale sia nelle numerose attività di volontariato nella cura dei feriti ( il ruolo della Croce Rossa), nel soccorso alle famiglie rimaste prive del padre o marito, sia nella stessa attività patriottica. La relazione, con ampia documentazione, ha mostrato come la guerra abbia cambiato le relazioni maschili-femminili sia all’interno delle mura domestiche sia nel mondo del lavoro sia nella società in cui le donne acquisirono maggiore fiducia di sé e riconoscimento pubblico del ruolo svolto. Certo, ciò non fu senza dolore: la relazione illustra le fatiche e i disagi dell’assunzione dei nuovi compiti. Infine si interroga se, con la smobilitazione e la fine della guerra e la riduzione dell’occupazione e soprattutto della manodopera femminile nelle fabbriche, tutto sia ritornato come prima della guerra. La relatrice sostiene di no: le donne, infatti, con lo svolgimento di servizi pubblici avevano mostrato che era ormai tempo di raggiungere la parità dei diritti civili tra cui il diritto di voto era il primario. In Italia, però, si dovette attendere la seconda guerra…per vedere riconosciuto il diritto all’elettorato attivo e passivo, di cui la prima prova fu nelle elezioni amministrative del 10 marzo 1946 e la seconda in quelle politiche, per l’Assemblea Costituente e il Referendum istituzionale, del 2 giugno 1946.
“Riconversione industriale e nuovo modello economico: la Società Terni e il suo territorio (1918-1922)” : il relatore, Ruggero Ranieri, presidente della Fondazione Ranieri di Sorbello, docente incaricato presso l’Università di Padova e Senior Lecturer all’Università di Manchester, esperto di Storia dell’industria siderurgica dell’Unione Europea (su cui ha pubblicato numerosi studi in riviste scientifiche italiane e straniere), ha illustrato come dalla prima guerra mondiale uscivano notevolmente modificati gli equilibri economici e sociali; la guerra infatti costituì per l’industria italiana, soprattutto siderurgica e chimica,la grande occasione per uscire dalla stagnazione precedente, erano enormemente cresciute le produzioni di colossi come l’ILVA, l’Ansaldo, la Breda, la Fiat, la SAFFAT (la società Terni) e la Regia Fabbrica d’Armi ternana, ecc. Era chiaro che la fine della guerra avrebbe creato serie difficoltà a questa industria crescita con la protezione dello Stato.Il relatore si è soffermato, con dati statistici, a considerare le variazioni di produzione industriale nei diversi settori nei due momenti, l’uno quello dell’immediato dopoguerra che non conobbe subito la recessione, anzi, spinto dall’euforia della ricostruzione post-bellica, manifestò segnali di aumento e di espansione, e l’altro, quello posteriore, a partire dall’inizio del 1921 che conobbe la vera recessione e la forte ondata di disoccupazione. Anche le fabbriche ternane percorsero questa parabola e l’esito ne furono sia l’esodo dalla città che le proteste operaie. Si cercarono nuovi modelli industriali e le Acciaierie ternane ( di intesa con la Carburo di Papigno) privilegiarono l’indirizzo elettrico costituendosi in Consorvio per la produzione energetica. Questa storia-ha aggiunto il relatore- può ancora illuminare sulla uscita dalla attuale crisi dell’Acciaieria ternana.
Un ampio e vivace dibattito ha concluso il convegno, che è stato registrato nella speranza di poterne pubblicare gli Atti.
IL PROGRAMMA COMPLETO DEL CONVEGNO