Fratelli tutti, convegno online
Dalla visione della «Fratelli tutti», un confronto sul concetto di “popolo”di Papa Bergoglio.
E’ questo il titolo del convegno online in programma sabato 20 marzo e trasmesso sulla pagina facebook dell’Istess e sul profilo youtube di Popoli e Religioni.
“Nell’enciclica sociale di Papa Francesco, Fratelli tutti – spiega Stefania Parisi, direttore dell’Istess – c’è il tentativo di recuperare il valore della fraternità, spesso relegata a “sorella minore” rispetto alla libertà e all’uguaglianza Per inciso, va ricordato che il termine “fratellanza” è stato introdotto nel vocabolario giuridico internazionale proprio con la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), formulata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Non è perciò casuale l’attenzione, che Papa Francesco riserva all’Onu nella Fratelli tutti, auspicandone una riforma, che ne assicuri maggiore incisività sul piano della difesa della dignità umana”.
Introdotto e moderato dalla stessa Stefania Parisi, l’incontro vedrà la partecipazione di padre Giuseppe Buffon, docente ordinario di Storia della Chiesa moderna e contemporanea alla Pontificia Università Antonianum e direttore scientifico del Progetto di Ricerca “Verso una rete internazionale per l’ecologia integrale”, Pietro Mocciaro, professore di Filosofia della Storia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Michele Camaioni, docente di Storia moderna nel Dipartimento di Scienze politiche della Università di Roma 3.
Nell’enciclica il correttivo del concetto di libertà, a rischio di individualismi e quello del concetto di uguaglianza, soggetto, invece, a derive populiste, proviene da una visione della fraternità non generica e astratta, ma concreta perché storicamente contestualizzata. Come già si deduce dai suoi importanti discorsi ai Movimenti popolari, associazioni tipicamente latinoamericane, per il Papa che viene dall’altro capo del mondo, la concezione di tale fraternità si ispira all’esperienza di un popolo, che affonda le sue radici nell’humus socio-ecclesiale e politico latinoamericano, per non dire addirittura argentino. Proprio in Argentina, infatti, si dimostra assai diffusa la cosiddetta “teologia del popolo”, che sostituisce la teologia della liberazione, maggiormente in auge nelle altre regioni del continente latinoamericano e soprattutto in Brasile.
Nel protagonismo religioso, culturale e sociale di questo popolo solidale e fraterno, più volte richiamato nella Fratelli tutti, si intravede anche la grande esperienza delle “riduzioni” gesuite. Esse, infatti, avevano rappresentato un progetto, allo stesso tempo, pastorale e sociale, ideato dai padri della Compagnia, per difendere la popolazione indigena dai soprusi dei rappresentanti della monarchia iberica, che con il passaggio dagli Asburgo ai Borboni, si sarebbe impegnata a chiedere alla Sede apostolica la soppressione della medesima Compagnia.
La fraternità che preserva libertà e uguaglianza da individualismo e populismo trova, dunque, attuazione in un popolo, che sia modello di una nuova economia, solidale e fraterna, e, di conseguenza, modello di una nuova politica, schierata a favore della dignità di ogni persona, cioè favorevole a una governance aperta a tutti e orientata dal principio dell’opzione per i poveri.
Riteniamo, perciò, che la centralità assegnata al popolo da Papa Francesco consenta di attribuire allo stesso concetto di popolo il ruolo di principale chiave interpretativa della sua visione di quel “populismo responsabile” che trova la sua piena espressione nella Fratelli tutti.
Certamente, la teologia argentina del popolo è una chiave imprescindibile per conoscere papa Francesco: per capire sia l’ispirazione profonda della sua teologia, sia le radici filosofiche della sua pastorale, sia i suoi gesti, le sue parole, i suoi scritti, il suo impulso riformatore
E, se papa Bergoglio, prende le distanze dal populismo (il non-populismo), che ignora la legittimità dei bisogni dei popoli e rischia di far sparire dalla realtà e dal linguaggio la parola democrazia, individua il legame profondo che dovrebbero avere i due termini: popolo e popolare. Per il Papa, in altre parole, la “politica popolare” è quella “capace di proporre al popolo un ideale comune di crescita, ma anche di creare popolo, cioè risuscitare le comunità intermedie che fanno il popolo e che la verticalizzazione della globalizzazione ha fatto sparire riducendolo ad una massa.
Dunque, siamo di fronte ad una questione di centrale importanza per il futuro dell’umanità e della democrazia. Per questi motivi, sopra brevemente illustrati, l’ISTESS propone un convegno di approfondimento e confronto sul tema, convinto della sua fecondità sia in ambito civile che ecclesiale.