Sabato 23 febbraio la presentazione del libro “Storie piccerelle” di Maria Teresa De Nittis
Il 23 febbraio alle ore 17,00 presso il Cenacolo San Marco sede storica dal 1975 dell’Associazione culturale ISTESS e del Festival Popoli e Religioni, che già in passato ha ospitato Maria Teresa De Nittis con le sue opere, si terrà la presentazione del nuovo libro dell’artista dal titolo Storie Piccerelle, curato da Edoardo Desiderio.
Queste storie sono piene di commosso amore per la natura e per le proprie origini e tradizioni e, nonostante tutto quello che di preoccupante si può dire sul nostro tempo riescono ancora a commuovere. “Storie piccerelle” non parla di fate, di maghi di avventure. Parla invece, con delicatezza, di familiari e di persone realmente esistite; racconta, cose semplici accadute nell’infanzia dell’autrice e, già si descrivono, nel documento “involontario” in prima di copertina del libro, di un fotoamatore anonimo e occasionale ( forse uno di quei primi pionieri del turismo, sbarcato alle Tremiti dal Postale di Linea, nel lontano 1958), che riprende Maria Teresa, nella cornice del paesaggio natio, bambina curiosa e vivace, mentre gioca a suonare la pizzica con un vecchio cestino di paglia e, in quarta di copertina dove Gianni, fratello terzogenito impara a muovere i primi passi.
Abstract:
L’uomo rimpiange la felicità perduta e,quando può evade da questo mondo di plastica colorata, verso spazi aperti,dove l’aria e il sole del passato elaborano con imperturbabile sapienza gli elementi base della vita. Proprio come i bambini,continuano ad interessarsi tanto delle favole antiche,così Maria Teresa De Nittis è attratta da Storie Piccerelle dell’Autunno della sua infanzia,che si aprì alla poesia nel Vento della fanciullezza delle sue isole vergini,le Tremiti.Con il vento della fanciullezza arrivano anche “loro”,i compagni della pluriclasse elementare di San Domino,Tonino,Enrico e i figli di Menico il fanalista,Gianni e Antonio,le maestrine del Circolo Didattico di Rodi Garganico e i “fantasmi” della bianca guardiana dell’annesso terreno agricolo del nonno Sciusco Giuliano, i panni stesi al sole ad asciugare e il grande albero di fichi che identificava l’antico rustico. Le storie,intrise di saggezza e di nostalgia verso orizzonti perduti nella memoria,tutt’altro che piccerelle, esaltano e commuovono, come se da esse emanasse una forza occulta e magica; si ha la sensazione di una vita che si allontana, un’arcadia che declina rapidamente. E’ così,che dal suo speciale osservatorio,l’Autrice, ci mostra attraverso i protagonisti familiari ,un interessante spaccato sociale del primo nucleo abitativo di San Domino,l’isola maggiore delle Tremiti, nei due decenni dell’immediato dopoguerra, dal 1953 al 1970.