Enrico Valentini, professione fotoreporter
di Arnaldo Casali
Credo di appartenere all’ultima generazione di giornalisti che ha conosciuto la figura del fotoreporter. Peter Parker, per intenderci. O se volete, i famigerati Paparazzi.
Il fotoreporter è molto più che un fotografo. E’ il vero giornalista d’assalto, capace di immortalare la notizia.
Oggi è una figura praticamente scomparsa, perché il giornalista quando va a un evento le foto se le fa da solo, con i cellulare, e quando avviene una tragedia, le immagini del morto si cercano sui social network.
Quando ho iniziato a fare il giornalista io, alle conferenze stampa o alle inaugurazioni ci sia andava ancora con il fotografo, anche se lavorando con un fuoriclasse come Enrico Valentini capitava molto spesso che fosse il giornalista a scrivere le didascalie della notizia portata dal fotografo.
Quando poi c’era da seguire una tragedia, al fotografo spettava l’ingrato compito di andare a casa del morto a chiedere qualche foto ai parenti, per non pubblicare la solita fototessera dei documenti. E immaginate la classe, la delicatezza e l’empatia che doveva avere il fotoreporter in quei momenti per non farsi mandare a quel paese da una famiglia sotto shock.
Con Enrico ho avuto l’onore e il piacere di lavorare per oltre dieci anni, ogni giorno, nella redazione del Giornale dell’Umbria. E’ stato quindi un grandissimo onore e un grandissimo piacere inaugurare il mio mandato di direttore dell’Istess proprio con una mostra fotografica di Enrico.