Amabilia Nicolini: «Cristiana e femminista: le mie battaglie per l’inclusione della diversità»
di Alberto Favilla
Una rivoluzionaria e allo stesso tempo profondamente cristiana. Una donna che ha messo insieme, per una vita intera, una grande Fede ma anche uno spirito anticonformista e antitradizionalista.
Amabilia Nicolini, 91 anni, di Pantalla, ma ternana di adozione è una testimone di questo tempo.
«Arrivai a Terni con la mia famiglia che avevo solo quattro anni», racconta e le sue parole sono quelle di una donna speciale, che ha fatto dell’impegno sociale e civile la sua ragione di vita. «Mio papà era muratore ed era in cerca di un lavoro stabile e quando agli inizi degli anni Trenta gli proposero di venire a Terni lui non ci penò due volte a trasferirsi».
Dopo il Liceo, («Durante la guerra fummo sfollati»), la Laurea in Lettere all’Università La Sapienza a Roma e l’inizio dell’impegno sociale con l’Azione cattolica dove durerà per cinquant’ anni.
Intanto negli anni delle scuole superiori aveva conosciuto Otello che poi sposerà nel 1957. «Con Otello, in realtà, siamo cresciuti insieme e a 19 anni ci siamo fidanzati. Io ho amato molto mio marito che ha dedicato la sua vita ai suoi pazienti. Ancora oggi qualcuno osa ringraziarmi per ciò che ha ricevuto da lui. Otello mi ringraziava sempre per non averlo ostacolato nel suo lavoro e di questo ne sono orgogliosa. L’ospedale era la sua casa anche se alla sua famiglia non ha mai fatto mancare nulla».
Cristiana fervente, ma anche molto critica verso un certo cattolicesimo oggi di moda. «Essere cristiani a mio avviso è sinonimo di amore, di altruismo, mentre oggi molto spesso lo si dimentica0.
Insegnante di Lettere in vari Licei della città, Amabilia si è sposata nel 1957 con il dottor Otello Diotallevi – è stato per molti anni primario a Chirurgia all’ospedale Santa Maria e ha un figlio Luca, docente ordinario in Sociologia presso l’Università Roma Tre.
«Ho cercato di essere una buona moglie, una brava mamma e spero di aver insegnato qualcosa ai miei studenti. A non essere degli egoisti, innanzitutto. Formare i giovani è stato sempre il mio obiettivo, sviluppare la loro personalità, a saper accettare le diversità».
Dopo l’iniziale esperienza nell’Azione cattolica, il ruolo importante nel Cif (Centro italiano femminile) prima come Presidente provinciale, poi Regionale e addirittura Vice Presidente nazionale. «Mi sono battuta all’interno del Cif per la parità della donna, per la sua partecipazione alla vita sociale e civile. Fummo noi a metter in piedi a Terni il primo consultorio e tante altre attività come l’organizzazione di incontri pubblici con personaggi locali e nazionali. Riuscimmo a portare a Terni donne di spessore e penso a Tina Anselmi, Rosa Russo Iervolino, Maria Falcone tanto per citarne qualcuna».
Una donna battagliera, convinta delle sue idee, ma aperta al dialogo. «Ricordo che durante quegli anni c’era un’associazione di donne di sinistra che riscuoteva molto credito, l’Udi. Anche con loro ho sempre cercato il confronto». Durante il suo impegno al Cif per Amabilia c’è stata anche l’esperienza all’Istess (Istituto superiore studi teologi sociali) che ha diretto in prima persona per 10 anni: «Ho collaborato con il Vescovo Quadri, poi con monsignor Gualdrini affrontando tematiche attuali e mettendo sempre al primo posto i problemi dei più poveri, i disagiati, quelli nati dalla parte sbagliata del mondo».
Dulcis in fundo, uno sguardo all’attualità in tempo di pandemia. «Non capisco questa avversione ai vaccini. La scienza ci dice che è la nostra unica salvezza. Non vaccinarsi si danneggia se stessi, ma anche chi ci è vicino. L’ho già detto: basta egoismo!».
(da Il Messaggero del 17 novembre 2021)