La scomparsa di Paolo Graziosi, vincitore dell’Angelo per il migliore attore nel 2017
Il primo febbraio il Covid si è portato via Paolo Graziosi, tra i più grandi caratteristi del cinema italiano, vincitore dell’Angelo per il migliore attore al Terni Film Festival nel 2017.
Da Galileo di Liliana Cavani – dove interpreta Gian Lorenzo Bernini – a Il divo di Sorrentino, dove veste i panni di Aldo Moro, passando per La Cina è vicina di Marco Bellocchio, Pasolini un delitto italiano di Marco Tullio Giordana, Il giovane favoloso di Mario Martone, Il cattivo poeta di Gianluca Jodice e Chiara Lubich di Giacomo Campiotti, Graziosi – che aveva 82 anni – ha attraversato oltre cinquant’anni di cinema italiano.
Nel 2017 era arrivato a Terni per presentare il cortometraggio Amore grande di Max Chicco, con cui aveva vinto l’Angelo come migliore attore.
Il corto, interpretato a fianco della moglie Elisabetta Carosio, Alessia Olivetti e Andrea Murchio, aveva ottenuto anche l’Angelo per la migliore sceneggiatura e nel 2019 è stato presentato da Istess Cinema, con grandissimo successo, anche al Fresco Film Festival di Yerevan, in Armenia.
Nel film Graziosi interpreta un anziano che muore in un incidente stradale e si reincarna in un bambino. La straordinarietà del film è che il bambino, dalla nascita fino ai dieci anni, continua ad essere interpretato dallo stesso Graziosi, con un effetto al tempo stesso straniante e tenerissimo.
“Il film è una via di mezzo tra una favola e un’opera mistica – aveva raccontato Graziosi sul palco del festival – interpretare un bambino dall’altezza dei miei anni è stata una sfida preoccupante, ma il risultato c’è stato, grazie al fatto che la troupe stessa era una grande famiglia. Mia moglie è interpretata dalla mia vera moglie, e anche gli attori che vestono i panni dei miei nuovi genitori sono realmente sposati”. “Non si trattava di interpretare – aveva aggiunto – ma di vivere una situazione umana, vera nella sua fantastica costruzione. Mi sono lasciato andare ai consigli di Max e al calore del troupe, e sono stato appagato e contento”.
Un ruolo azzeccatissimo, quello dell’anziano bambino, dolce e stralunato che, non a caso, è tornato in qualche modo nei suoi ultimi ruoli: Pinocchio di Garrone, in cui dà vita a un meraviglioso Mastro Ciliegia e in Tre piani di Nanni Moretti, dove è un anziano malato di Alzheimer accusato ingiustamente di pedofilia.
“Perché Graziosi, anche nella vita appariva così: un bambino nel corpo di un anziano” commenta Arnaldo Casali, direttore dell’Istess e allora direttore artistico del festival. “Ricordo quando, dopo la proiezione, nel tragitto tra il cinema e il ristorante si era perso la moglie Elisabetta, e il modo buffo con cui l’aveva rimproverata. Al momento della premiazione, poi, sul palco del Politeama avevamo improvvisato una sorta di sketch perché lui, anziché fare il discorso di ringraziamento continuava a rigirarsi tra le mani la statuetta ripetendo: “Che cos’è? Come si guarda?” e io: “E’ un angelo: stilizzato ma è un angelo! Sappiamo che è difficile crederlo, ma ce lo ha assicurato l’autore!”.
“Per venire qui sono venuto da Lugano – aveva detto finalmente – dove ieri sera interpretavo Riccardo II di Shakespeare con la regia di Peter Stein. Il viaggio è stato lungo, ma accidenti: ne è valsa la pena!”.
Poi aveva chiosato: “Non mi sono mai visto così vecchio come in questo film. Ma non ci sono molti effetti speciali, quindi probabilmente lo sono!”.