Kasia Smutniak presenta “Mur” il ritorno alle origini che segna il suo esordio alla regia
Nel novembre 2021 migliaia di migranti sono fermi al confine tra la Bielorussia e la Polonia. La polizia polacca non li fa entrare, ci sono scontri, alcuni riescono a passare e si perdono nella foresta. Il governo polacco crea una “Zona rossa” dove nessuno può entrare. Né giornalisti, né medici, né organizzazioni umanitarie e nemmeno europarlamentari possono accedere. Poi è iniziata la costruzione del muro più costoso d’Europa.
A quel confine dove chi cerca di entrare in Europa viene respinto Agnieszka Holland ha dedicato il film Green Border, che martedì 14 novembre ha ricevuto il Premio Fuoricampo assegnato dal Terni Film Festival, Religion Today e Tertio Millennio.
S quello stesso “confine verde” Kasia Smutniak ha girato il documentario Mur, presentato dalla regista al Terni Film Festival venerdì 17 novembre per il pubblico adulto e sabato 18 mattina per gli studenti delle scuole ternane.
L’esordio dell’interprete di Perfetti sconosciuti, Meraviglioso Boccaccio, Caos Calmo e Pantafa è al tempo stesso un ritorno alle radici e un atto di denuncia. L’attrice polacca cresciuta artisticamente in Italia, è partita infatti con un’amica, armata di camera, telefonini e gopro, per conoscere gli attivisti che sfidano la legge per soccorrere i migranti persi nei boschi “dove gli animali non vengono più nemmeno legati ai recinti, perché tanto ormai i lupi aggrediscono direttamente gli uomini che ci trovano”.
“All’inizio del 2022 eravamo ancora in pieno Covid, eppure c’è stato un grande movimento di solidarietà verso gli ucraini. Io mi sono resa conto che nella mia famiglia tutti stavano facendo qualcosa” spiega Smutniak. “La gente si organizzava per portare aiuto e nessuno stava lì a chiedersi se era una cosa giusta o sbagliata: bisognava aiutare le persone che fuggivano dalla guerra. Perché, invece, quelli che arrivano dalla Bielorussia vengono rifiutati?”.
La settima giornata della XIX edizione del Terni Film Festival si aprirà come di consueto al Cinema Politeama alle 9 con il cineforum per le scuole.
Alle 16 verrà proiettato il documentario Storia di un violino e del suo albero di Matteo Ceccarelli, regista ternano che è stato anche direttore dello stesso Terni Film Festival dal 2006 al 2010. Alle 17 sarà la volta del documentario La Lixeira presentato dai registi Guido Galante e Antonio Notarangelo e del corto Reginetta di Federico Russotto.
Alle 17.35 sarà la volta di La bella Otero di Alberto Bassetti, corto la cui sceneggiatura ha vinto il Premio Rossellini, che sarà presentato dal regista insieme all’attore Stefano de Majo. A chiudere il pomeriggio il documentario We, Women Survivors di Itxaso Díaz e il film ucraino Klondike di Maryna Er Gorbach.
Ad aprire la serata meno superstiziosa della storia del festival, il corto Run diretto da Filippo Lupini, che sarà presentato dagli interpreti Riccardo Leonelli, Maria Vittoria Cozzella e le giovanissime Matilde e Margherita Manfredi, figlie di Luca e nipoti di Nino.
Il corto affronta un tema totalmente “nascosto” del dibattito pubblico, come quello degli omicidi stradali, che nonostante faccia oltre 400 morti all’anno in Italia resta al di fuori della politica e dell’indignazione popolare.
Sarà quindi la volta di Kasia Smutniak e del suo Mur. Al termine dell’incontro con la regista e attrice a chiudere la serata sarà un corto polacco: Burial di Jerzy Czachowski.
L’ingresso, come a tutti gli eventi del festival, è libero e senza prenotazione.