Moni Ovadia: nella musica di Giovanna Marini la nostra storia
“Giovanna Marini è una delle personalità più deflagranti del nostro secondo dopoguerra. Seguendo il suo percorso, le sue passioni e i suoi incontri, si può seguire la storia non ufficiale del nostro paese”.
Così Moni Ovadia, direttore artistico del Terni Film Festival, racconta la voce del canto popolare italiano, scomparsa l’8 maggio 2024 a 87 anni.
Marini era stata ospite del festival ternano nel 2022 per presentare il documentario Giovanna, storie di una voce di Chiara Ronchini, con il quale aveva vinto l’Angelo di Dominioni per la Migliore Colonna Sonora.
“E’ un angelo bellissimo – aveva commentato – che trasmette grande armonia e abbraccia tutti con delle braccia lunghissime”.
“Giovanna è uno dei tesori dell’arte vivente italiana” aveva detto Ovadia accogliendola al Cinema Politeama: “Non esiste qualcuno che si è mosso come lei, non ci sono paragoni possibili. In tanti ci siamo cimentati con la musica della tradizione orale, ma quello che ha fatto Giovanna è un’altra cosa e non sta contenuto in una sola definizione”.
“I treni per Reggio Calabria è una sorta di Iliade delle lotte del movimento operaio” aggiunge l’artista di origini bulgare: “E’ un epos narrativo, non solo un momento musicale. Giovanna si è abbeverata alla cultura orale per poi restituirla con una maestà incredibile”.
“Al canto di tradizione orale ci sono arrivata in diagonale” aveva risposto Marini, intervenendo alla serata: “Studiavo la musica, e innamorandomi della musica mi sono innamorata del suono delle parole, delle voci che cantavano. Così, piano piano, sono passata ad innamorarmi delle facce di quelli che cantano. E tutto è diventato un mondo che mi ha accompagnato per tutta la vita, come Lalla: la vecchietta di Giulianello che ci racconta sempre più cose e sembra animata da una passione sempre più grande”.
In quell’occasione Giovanna Marini aveva sottolineato l’importanza dello scambio tra generazioni, testimoniato anche dal fatto che – dopo di lei – sul palco del Politeama era salita Marialuna Cipolla, direttrice artistica di Istess Musica, con i cantautori del concorso “Una canzone per il Terni Film Festival”.
“Penso che sia importante il lavoro di conduzione della memoria dagli anziani ai giovani: è una nuova memoria che supera le barriere. Dobbiamo lasciarci contagiare l’un l’altro da questa memoria”.
Marini aveva anche reso omaggio a due ternani: Valentino Paparelli, il più grande studioso di canti popolari e Lucilla Galeazzi, cantautrice folk che aveva debuttato proprio con lei negli anni ’70 e il cui coro aveva animato la serata al festival.
“Valentino è stato il primo a riconoscere l’importanza di questa memoria, ci inseguiva a me e a Lucilla – e cercava persone che portassero avanti questa memoria nascosta tra le pieghe, tra la gente, tra i vestiti, tra gli slogan, tra le parole pronunciate durante le manifestazioni: la memoria del popolo”.
“Quando la gente canta quello che accade – aveva concluso – significa che la gente è viva, e la paura che abbiamo tutti adesso è scoprire che siamo morti”.